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Fratelli

Rapporto tra Fratelli, c’è Differenza fra Primo e Secondogenito?

Fratelli e Sorelle
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Quando nasce un secondo bambino, il sistema di relazioni familiari cambia molto.
La mamma, nei primi mesi, deve dedicare molte attenzioni al nuovo nato e questo conduce all’intensificarsi del rapporto fra il primogenito e il padre. Piano piano, il piccolo cresce ed inizia ad interagire sempre di più anche con il padre e con il fratello. Ecco che nell’arco di due anni si va a configurare una tetrade in cui si possono distinguere due sottoinsiemi: quello dei fratelli e quello dei genitori. Si va quindi a definire un rapporto gerarchico fra i sottoinsiemi e relazioni orizzontali entro i sottoinsiemi.

Non sempre è semplice per il primogenito, accettare e accogliere con amore incondizionato il fratellino. Spesso risulta diverso da quanto aveva immaginato e non risulta quel compagno di gioco ideale in cui sperava.
Il rapporto fraterno è senza dubbio una palestra emozionale, sociale e frutto di apprendimento per entrambi i fratelli.

Malgrado passino molto tempo insieme, i fratelli sono molto diversi gli uni dagli altri. Un po’ perché i genitori si occupano di loro in modo diverso per rispondere alle diverse età e alle specifiche temperamentali di ognuno e un po’ perché i fratelli tendono a sviluppare caratteri differenti e a volersi distinguere.

Il primogenito sperimenta, a differenza del fratello, un momento (più o meno lungo) da figlio unico, mentre i secondogeniti entrano a far parte di una dinamica familiare già esistente, con regole e routine già stabilite, dovendo fin da subito dividere e condividere i momenti e le attenzioni dei genitori.

Si ritiene che queste piccole differenze possano concorrere a influire sui caratteri dei bambini.
Il primogenito è candidato a diventare più autoritario, più ambizioso e più dedito alla famiglia assumendo un ruolo protettivo per il fratello minore. Il secondogenito, non dovendo sperimentare l’arrivo di un fratellino e godendosi momenti di maggior indulgenza in virtù di essere il più piccolo, riveste tuttavia un ruolo più basso nella gerarchia. Questo può generare sensi di inferiorità, non sentirsi all’altezza, sfiducia e minor autostima. Ciò gli consente di staccarsi con maggiore facilità dalla famiglia, per trovare la sua strada e sperimentare le proprie abilità sociali.

Il rapporto tra fratelli è un rapporto complesso, non solo per quello di cui sopra, ma anche per le dinamiche interne.
Da una parte la condivisione di giochi e giocattoli, dall’altra la necessità di un proprio spazio, da una parte la voglia di imitarsi l’un l’altro, dall’altra la volontà di differenziarsi e avere una propria personalità. Troviamo da una parte l’amore fraterno, dall’altro le liti, le discussioni e il conflitto.

Ma…Cosa significa avere un Fratello o una Sorella?

Avere un fratello o una sorella maggiore significa avere un punto di riferimento diverso dai genitori, un punto di riferimento meno giudicante, ma che non si vuole in alcun modo deludere, una luce che ti illumina la strada della vita…grande peso da portare per un bambino, un ragazzo poco più grande di noi.

Avere un fratello o una sorella minore, significa avere qualcuno che sappia leggerci dentro senza giudicarci significa credere più nelle sue potenzialità che nelle nostre, significa crederci così tanto che è impossibile che non riesca nei suoi obiettivi…grande peso da portare per un bambino, un ragazzo poco più piccolo di noi.

Crescendo, inevitabilmente, i rapporti cambiano, diventano più egualitari in quanto il fratello minore cerca di modificare il rapporto col più grande per essere visto non più come fratellino da proteggere, ma come pari con cui relazionarsi e in quanto il fratello maggiore esercita meno potere.

Il rapporto tra fratelli dipende da molti fattori, non solo da quelli elencati precedentemente , non esiste, infatti, una ricetta certa. La famiglia, l’ambiente e il temperamento dei singoli incide molto sullo sviluppo del legame fraterno e ogni coppia di fratelli è diversa dall’altra.

Tuttavia, quando è presente, l’amore fraterno è un legame fortissimo, indissolubile che va oltre le barriere del tempo e dello spazio. Un legame che cambia continuamente, passando dalle discussioni per i giocattoli a quelle adolescenziali, dai segreti d’infanzia alla complicità adulta.

Bibliografia:
Berti A.E., Bombi A.S., Corso di psicologia dello sviluppo, il Mulino, Bologns, 2008.

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