LA MIA STORIA

…oltre la formazione accademica…

Oltre agli studi in psicologia, neuroscienze e neuropsicologia, mi ha accompagnato lungo il mio percorso anche lo studio delle arti marziali.

La prima volta che sono entrata in un dojo avevo 5 anni. Rimasi così colpita e affascinata dalla pratica, dall’impegno e da quell’aura un po’ magica che decisi subito di iniziare, non di provare, ma proprio di iniziare a praticare Karate. Non so come, ma sapevo dentro di me che quella sarebbe stata la mia strada.
Da allora non smisi più di allenarmi, di praticare arti marziali o sport da combattimento.
Superai un esame dopo l’altro, non certo senza fatica e senza sudore. Mi impegnavo al massimo cercando di distribuire in egual misura le energie fra la scuola e il dojo, ma non è stato facile.
Quando ho passato l’esame per cintura nera I dan, la prima cosa che ho pensato è stata:

Bene, adesso conosco le basi e posso iniziare ad imparare e a divertirmi

Qualche anno dopo ho dato l’esame per il II Dan e successivamente quello per il III Dan e per la qualifica di allenatrice.

Purtroppo questo momento coincideva con in mio trasferimento a Genova e con gli impegni dell’università ho trovato poco spazio per continuare con regolarità a seguire il Karate, sebbene cercassi comunque di praticarlo quando possibile.

A Genova ho deciso di provare il pugilato. Ammetto che sono rimasta molto affascinata dalla sua eleganza, tanto che l’ho praticato per tutta la durata della triennale.
Una volta che mi sono trasferita a Cesena, una delle prime cose che ho fatto è stato cercare una palestra di pugilato. Una volta trovata, ho continuato la pratica per altri due anni.

Ma il richiamo del tatami era troppo forte per me, per quanto mi piacesse il pugilato, sentivo una carenza…Ho così deciso di intraprendere lo studio del Ju Jitsu, che pratico tutt’ora e che insegno ai bambini. Pur essendo questa un’arte marziale, apparentemente, diversa dal karate mi sta dando modo di approfondire lo studio delle arti marziali e di completarmi.

…Il ruolo delle Arti Marziali nel lavoro neuropsicologico…

Nella realtà dei fatti la mia formazione accademica e quella marziale sono andate, e vanno tutt’ora, di pari passo. Sebbene possano sembrare due percorsi inconciliabili, sono più intrecciati di quanto sembri.

Le arti marziali sono annoverate fra gli sport che meglio sviluppano l’attenzione, la memoria e le funzioni esecutive.

Da qui parte l’obiettivo principale del mio lavoro: riuscire ad unire il lavoro che svolgo in studio con i bambini e i ragazzi, al lavoro che viene svolto in palestra.
In questo modo è possibile lavorare più volte a settimana su determinate difficoltà, divertendosi, socializzando e senza sentirsi diversi.

A questo proposito è stato organizzato un corso di avviamento alle Arti Marziali (6-14 anni), per sviluppare attenzione, problem solving, memoria, rispetto delle regole e tanto altro socializzando e divertendosi.