Curiosità

Vivere con Bambini in casa ai Tempi del Coronavirus

Sopravvivere alla reclusione forzata

Casa, Bambini e Coronavirus

Sono passati ormai 11 giorni dal dpcm del 9 Marzo. Da allora (per alcune regioni anche da prima) le misure restrittive chiedono alla maggior parte dei cittadini, bambini compresi, di restare a casa. Ogni giorno assistiamo ad un inasprimento delle restrizioni e questo si riflette su di noi, sulle nostre abitudini, sul nostro umore e sulle nostre relazioni.

I bambini e i ragazzi seguono le lezioni online e molti di loro hanno più compiti del solito. Non poter partecipare in maniera più attiva, soprattutto per tutti quei bambini e ragazzi che hanno difficoltà di apprendimento e di concentrazione, può essere frustrante, demotivante e motivo di rabbia.

Molti genitori si sono ritrovati da un giorno all’altro ad avere i bambini a casa tutto il giorno. Questo ha significato diverse cose: organizzarsi per non lasciare i bambini a casa da soli e per permettere loro di seguire le lezioni online. Da non sottovalutare anche la convivenza 24 ore su 24 e tornare a dover aiutare i bambini nello svolgimento dei compiti. Molte famiglie si affidano, infatti, a doposcuola specializzati e i genitori si sono trovati, pertanto, a dover seguire, oltre che il proprio lavoro, anche i bambini e i compiti. Questo significa anche avere a che fare non solo con lezioni ed esercizi, ma anche con stanchezza, svogliatezza, difficoltà di concentrazione, delusione, frustrazione e rabbia per non riuscire a svolgere velocemente i compiti.

Questo accade in molte famiglie. Ce ne sono molte altre in cui invece entrambi i genitori lavorano e il tutto è molto più complicato. Altre in cui entrambi i genitori sono a casa e subentrano ansie, paure e tensioni difficili da gestire.

Come possiamo uscire da tutto questo?

La situazione non è semplice per nessuna famiglia, ognuna affronta questa situazione in modo differente, cercando di arrivare a sera (sperando che i bambini in questione dormano).

Chiaramente nessuno ha una soluzione semplice poiché ogni problema complesso richiede soluzioni articolate e, spesso, difficili da mettere in pratica tout court.

Vediamo però alcuni suggerimenti per cercare di uscire da questa giungla in cui non si vede neppure uno spiraglio di luce.

Se continuiamo ad arrancare cercando solo di arrivare a sera. Se, davanti al crepuscolo, pensiamo: “finalmente, un altro giorno sta per finire”. Se continuiamo a guardare l’orologio contando i minuti, ne usciremo a pezzi, con l’umore devastato e la personalità più fragile che mai.

Il consiglio che tutti danno è quello di essere positivi, ma non è facile.

Un consiglio che do io è quello di organizzarsi. Sì, organizzare le giornate. Spendere un pomeriggio tutti insieme, bambini compresi, per organizzare una routine per tutti, alternando momenti di gioco a momenti di relax e di studio.

…ognuno ha le proprie esigenze…

Ovviamente ogni famiglia, in base alle proprie esigenze e alle proprie possibilità, cercherà di sviluppare una routine propria. E’ anche possibile che venga buttata giù una routine che nella teoria è perfetta, ma poco applicabile nella pratica. E’ quindi importante avere la capacità di modificarla in base ai riscontri oggettivi. Sempre molto importante è coinvolgere i bambini in questo, in modo che abbiano un ruolo attivo. Questo da una parte li renderà più partecipi, dall’altra sarà una spinta motivazionale per rispettare la routine stessa.

Per definire la routine si parte da ciò che non può essere evitato: le lezioni o i compiti per i bambini e il lavoro per i genitori (in smart working). Decidere un momento della giornata dedicato a questo, ad esempio la mattina.
Nel pomeriggio cercare di alternare momenti di compiti a momenti di svago. Quindi programmare già a priori 2 o 3 pause durante lo studio. Pause in cui ci si può rilassare, fare merenda o svolgere un breve gioco. Ogni pausa non deve superare i 15’, altrimenti sarà poi difficile riprendere i compiti. Tenere un’attività molto piacevole per la fine completa dei compiti, in modo da spronare i bambini a finire il più velocemente possibile i compiti. Importante sono i momenti di pausa anche per i genitori. Cercare di suddividersi i carichi e le attività, in modo da avere ogni giorno almeno mezz’ora o un’ora da dedicare a sé, senza avere la preoccupazione di pensare ad altro.

Possono sembrare consigli banali, ma spesso sono proprio le cose che diamo per scontate ad essere importanti. E’ infatti possibile che abbiamo cercato di impostare le giornate fin da subito, ma lo abbiamo fatto in maniera frettolosa, senza tenere conto dei cambiamenti, dei bisogni dei genitori e di quelli dei bambini. Di vitale importanza, in questo periodo di stretta convivenza è quello di stabilire una routine condivisa da tutti i membri della famiglia. Essenziale è anche far capire l’importanza di uno spazio proprio, per ognuno. Pertanto i bambini avranno bisogno di un momento di svago e di gioco, così come i genitori avranno bisogno di un momento per pensare a sé e per rilassarsi. Ricordiamo che parlare e raccontare è molto importante e può dare più frutti di quelli che pensiamo.

Per Consigli più Mirati:
letiziagiribaldineuropsicologa@gmail.com

Curiosità

Paragoni e figli

Perché è sbagliato fare paragoni tra i figli

Paragonare i figli

Capita molto spesso di fare dei paragoni e capita ancora di più di fare paragoni fra i propri figli o bambini di pari età, siano essi cugini, compagni di scuola o amici.
Confrontare le persone è un processo cognitivo che facciamo tutti, più o meno involontariamente. Spesso noi stessi ci confrontiamo con altri, un po’ per capire i nostri punti di forza o di debolezza, un po’ per scoprire dove poter migliorare e come risultiamo agli occhi degli altri. E’ dunque un processo che si fa, ma è sconsigliabile farlo con i bambini e soprattutto davanti ad essi.

Perché è meglio non paragonare i bambini?

Siano essi fratelli o compagni di scuola, è sempre meglio non parlare con qualcun altro, davanti ai bambini delle proprie qualità o difetti. Anche se sembra che i bambini siano intenti a giocare o a guardare la televisione, essi hanno la capacità di captare tutto quello che sarebbe meglio non sentissero.

Pertanto, se vogliamo discutere su difetti e pregi dei nostri bambini, è sempre meglio farlo quando loro non sono presenti nella stanza.

Questo per diversi motivi, da una parte potrebbero non essere contenti di quel confronto e potrebbero non accettare le critiche, sebbene involontarie. Infatti non ci stiamo rivolgendo direttamente a loro, spiegando bene cosa potrebbero migliorare, essi stanno di fatto origliando o semplicemente ascoltando un discorso fra persone grandi.

E questo li pone come spettatori di un discorso di cui loro sono i protagonisti, ma a cui non possono partecipare. Pertanto possono soltanto accettare passivamente il discorso, elaborandolo per conto proprio.

Dall’altra parte, anche se il confronto è volto al positivo e rivolgiamo solo complimenti, rischiamo di innescare il contorto meccanismo del confronto. Anche se lì per lì non ci sembra grave, bisogna sempre ricordare che i bambini crescono e diventano adolescenti e poi adulti. La fase dell’adolescenza è molto complessa ed è caratterizzata già di suo dal confronto con gli altri, e serviranno a poco le parole “non paragonarti agli altri, ma pensa solo con la tua testa” se, da piccoli, sono stati esposti (anche involontariamente) al meccanismo del paragone.

Il paragone è un gioco pericoloso

Il rischio è quello che crescano utilizzando il paragone con gli altri come unità di misura. Così facendo però non ci sono vincitori perché prenderemo sempre a paragone il bambino più bravo, il ragazzo più popolare, quello più bello, quello che ha voti alti, la ragazza più magra, quella più carina, quelli che hanno più amici.

Un gesto, un momento di chiacchiere distratte, se ripetuto molto spesso nel tempo, può portare ad innescare questo meccanismo che sarà poi difficile da scardinare e che può far sentire più fragili.

Se questo dovesse avvenire tra fratelli, chiaramente sarebbe ancora più fastidioso poiché la convivenza è totale e il rischio è quello di vivere in un continuo confronto, spesso non voluto, non cercato e del tutto involontario.
Chiaramente non bisogna allarmarsi, ma semplicemente avere qualche attenzione in più.

Alcuni Consigli

Se ci accorgiamo che il bambino/ragazzo ha intercettato le nostre parole, sarebbe importante parlargli successivamente di quanto ha ascoltato e spiegare bene cosa si intendeva, sia che si facesse un confronto al positivo, sia che si facesse al negativo. Proprio per evitare che il messaggio venga distorto e possa destabilizzarlo.

Oppure, se abbiamo notato un atteggiamento che non ci piace, è importante parlargliene senza metterlo a confronto con altri “perché tuo fratello va bene a scuola e tu no?!”, cercando piuttosto di capire perché lui abbia più difficoltà nel gestire alcune dinamiche.

Ognuno di noi è una persona a sé e anche i bambini lo sono, dobbiamo rispettare le proprie peculiarità e i propri caratteri, senza voler trasporre un pregio dall’uno all’altro, ma accettandoli per quello che sono.

Curiosità

Regali a Natale

Cosa Regalo quest’anno a mio figlio o mio nipote?

Regali a Natale
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Come tutti gli anni, il Natale è alle porte e la maggior parte di noi, nonostante tutti i buoni propositi, è rimasto indietro con i regali e la stessa domanda ci ronza per la testa
Cosa regalo quest’anno a mio nipote o a mio figlio?
Anche in questa circostanza non posso fare a meno di sottolineare l’importanza di regali utili, sì i regali utili esistono anche per i bambini. Sono tutti quei regali che li aiutano a sviluppare alcune abilità cognitive, sociali, emotive e di collaborazione.
Si sa che ogni bambino ha i propri desideri e si fa fatica a disattenderli. Può essere tuttavia una buona strategia quella di mettersi d’accordo fra parenti e amici rispetto ai regali da fare in modo tale da non pensare al singolo regalo, ma al panorama di regali che il bimbo in questione riceverà.

Mi spiego meglio. Non è del tutto utile rispondere alla richiesta di un bambino con 3-4 oggetti simili. Meglio piuttosto fare un regalo scelto da lui e altri regali, sempre adatti ai bambini, ma diversi sia per materiale, sia per funzione.
Se, pertanto, il bambino ha chiesto una macchinina e un dinosauro, piuttosto che regalargli 10 macchinine e 11 dinosauri, può essere una buona idea quella di regalare, accanto a quanto desiderato dal bambino, anche libri, giocatoli in legno, puzzle, matite, fogli, album per colorare,… sui temi a lui cari.

In questo modo non ci saranno favoritismi all’interno degli stessi regali mi piace più la bambola dello zio piuttosto che quella della zia , confronti sempre spiacevoli specialmente in un giorno speciale come quello di Natale e si consente al bambino di esplorare e di sperimentarsi in ambiti nuovi.
E’ sicuramente molto importante anche regalare giochi che si possano fare insieme, proprio il giorno di Natale. Cerchiamo di far passare il messaggio ai bambini che il giorno di Natale non è speciale perché si ricevono tanti regali, ma perché si sta tutti insieme e quale modo migliore se non quello di regalare un gioco che favorisca lo scambio e il giocare insieme?
Ancora una volta, sono favoriti giochi come i puzzle, dobble, le costruzioni grandi e piccole, i libri, i giochi di società, giochi a incastro,…

Ecco alcune idee interessanti:

  • I colori delle emozioni di Anna Llenas e D. Gamba. Un libro molto bello che permette ai bambini (di tutte le età) di nominare le emozioni e di prendere confidenza con esse.
  • Di che colore è un bacio? di Rocio Bonilla e S. V. Malizia. Anche questo libro incentrato sulle emozioni e sulla difficoltà di riuscire a dare un colore ad esse.
  • Il lupo che voleva cambiare colore di di Orianne Lallemand e É. Thuillier. Un libro che esplora la voglia di cambiare, di essere qualcun’altro e l’importanza di essere se stessi.
  • Dobble gioco veloce e divertente che può coinvolgere tutta la famiglia, utile per migliorare le abilità cognitive, il confronto fra oggetti e la velocità occhio-mano.
  • Il gioco del lupo. Corri Lupo! anche questo gioco, proprio come il precedente, è un gioco di carte che aiuta a sviluppare capacità cognitive e la velocità.

Cerchiamo, infine, di essere abbastanza originali e di non pensare solo al giorno di Natale, ma piuttosto all’anno intero: cosa gli è servito durante l’anno trascorso? Di cosa può aver bisogno il prossimo anno e ancora, quali interessi sembra aver sviluppato ?

Dovremmo cercare di cogliere il Natale come occasione per regalare giochi e giocattoli utili ai bambini, cercando di cogliere le loro curiosità e condividere con loro il tempo, sempre troppo poco e sempre troppo frenetico durante tutto l’anno.

Curiosità

Nonni di oggi

Egoismo o Salvaguardia di sé?

L’età della vita si è allungata ed ha portato con sé inevitabili cambiamenti, non solo ai diretti interessati, ma anche alle rispettive famiglie. Un tempo i nonni erano i custodi delle radici del passato, considerati i saggi della famiglia e trattati come tali. Ad essi si chiedevano consigli, si rispettavano le regole che essi avevano instaurato ed essi si curavano dei nipoti essendo NONNI prima di tutto.

Negli ultimi anni però si è avvertito un cambiamento strutturale: i nonni non sono più soltanto nonni.

Proprio così. L’età della vita si è allungata, così come l’età del pensionamento, per cui ci ritroviamo oggi con nonni che ancora lavorano e devono dividersi fra il lavoro, la propria famiglia e la famiglia dei figli.
Succede quindi che i nonni non siano più sempre disponibili, un po’ perché ancora lavorano, un po’ perché, sentono di avere e di voler vivere anche una loro vita. Una vita fatta di amici, di impegni e di relax. Come biasimarli?
Sono nonni giovani che, a tempo debito hanno fatto le proprie rinunce, i propri sacrifici da bravi genitori e adesso, che i figli sono grandi, desiderano avere meno pensieri.

Da qui potrebbe nascere un senso di sopraffazione nella giovane coppia genitoriale che sperava in un maggior aiuto da parte delle famiglie di origine.
Va tuttavia superata tale emozione ricordando che i nonni non nascono nonni, ma prima persone, poi coppia, poi genitori ed infine nonni. Questo significa che essi hanno bisogni, sogni e necessità e vanno rispettate.
L’età della vita si è allungata e la terza età è vissuta, sempre più, come una seconda chance per prendersi del tempo per se stessi, per i propri interessi, per viaggiare e per essere felici. Una volta superati i doveri dell’età adulta, i nonni sentono di essersi (giustamente) guadagnati il diritto di pensare a sé prima che agli altri. La loro età adulta delle rinunce e dei doveri si è conclusa e possono, e devono, raccoglierne i frutti.
Tutto ciò può lasciare un senso di sgomento nelle giovani coppie che si trovano proprio allora nell’età adulta dove i doveri e le rinunce alle volte sembrano infiniti.
Va tutta via rispettato il tempo e il volere dei nonni, senza imporre loro ulteriori sacrifici. Cercando di vederli non più solo come genitori e nonni con dei doveri, ma come persone con propri bisogni e sogni.

Per molti nonni è difficile dire NO ai propri figli, ma è giusto riuscire a trovare la forza di farlo. E’ giusto capire fino a dove le proprie energie arrivano e saperle gestire, pena l’esaurirsi delle stesse. Si sa, lo stress è dannoso per il nostro organismo e meno ne abbiamo, meglio è. L’esposizione continua allo stress, determina una diminuzione del livello di funzionamento biologico dell’organismo. Nel corso del tempo situazioni fortemente stressanti, possono comportare il deterioramento dei tessuti somatici, portando anche ad un deterioramento del sistema immunitario (questo tipo di stress patologico viene chiamato distress).
Ecco allora che, se nell’età adulta siamo in grado di sopportare un carico di stress maggiore, nella terza età il carico di stress che riusciamo a sopportare è molto più basso e le conseguenze possono riflettersi sul fisico e sulla mente. E’ pertanto molto importante sapersi prendere il tempo per se stessi, saper dire NO senza paura di ferire, senza paura di fare un torto. Non si tratta di egoismo, ma di salvaguardare se stessi nell’interesse anche della famiglia. Si tratta di raccogliere i frutti, finalmente, di una vita (sarebbe un peccato lasciarli andare a male).
Con questo non voglio dire che i nonni non devono aiutare nella gestione dei nipoti, ma che devono salvaguardarsi e devono essere salvaguardati dai propri figli, attenti a non sottoporli ad un carico eccessivo ricordando che essi hanno meno energie rispetto a loro.

L’età della vita si è allungata portando con sé notevoli cambiamenti, alcuni dei quali aspettati, altri del tutto inaspettati. Quello che possiamo fare è accogliere i cambiamenti, giacché fermare un cambiamento è impossibile e dannoso, e cercare di trarre benefici da essi. Rivalutare e ricalibrare le nostre vite nel rispetto degli altri, al fine che tutti possano vivere in un clima più sereno, lontano dallo stress.

Bibliografia:

McCabe, P.M., Schneiderman, N., Field, T., e Wellens, A.R. (Eds). (2000). Stress, coping, and cardiovascular disease. Mahwah, NJ: Lawrence Erlbaum.
Pruneti, Carlo. (2010). Stress e disturbi dell’integrazione mente corpo.

Curiosità

Genitori e Figli

Prendere le Decisioni Giuste

Quello dei genitori è, senza dubbio, il mestiere più difficile al mondo. Non esiste un’Università che prepari a diventare genitore e, anche se ci sono corsi preparto, non esiste libretto di istruzioni.
Ognuno di noi è diverso, non solo l’uno dall’altro, ma anche dal se stesso del passato. Mi spiego meglio: passando gli anni tutti noi affrontiamo dei cambiamenti che ci portano a maturare e ad affrontare le vicende in maniera diversa rispetto a prima. Se a questo ci aggiungiamo che un figlio ha sempre almeno due genitori, le variabili che entrano in gioco crescono esponenzialmente. Ci troviamo di fronte a molteplici diversità: quella dei singoli genitori rispetto al proprio passato e quella TRA i genitori. E tali diversità non faranno che aumentare col passare del tempo, proprio perché ognuno di noi è in continuo cambiamento, in continua crescita. Tuttavia non va dimenticata una cosa, forse la più fondamentale di quando si diventa genitori e che forse, dato il caos in cui ci si ritrova, può sfuggire: anche il figlio è diverso da entrambi i genitori e ha una sua individualità.

Somiglianze o Differenze?

Appena nasce un bambino, il gioco che si fa spesso fra genitori e familiari è “vedere a chi assomiglia”, cerare di associare ogni sfumatura del suo carattere a uno dei due genitori e, se proprio non riesce, ad uno zio, nonno o parente qualsiasi.
Questo gioco, però fa sfuggire un particolare molto importante: è vero, il bambino assomiglia molto ai suoi genitori e alle famiglie di origine, ma non è un estratto di esse (per fortuna). Il bambino ha una sua personalità, un suo carattere, le sue passioni e certi aspetti sono solo suoi.

Questi tratti di differenza vengono fuori sempre più con l’avanzare dell’età quando il bambino acquisisce la parola, quando inizia a farsi le proprie ragioni, quando inizia ad esprimere le sue preferenze.

Ecco che, spesso, convinti di prendere le decisioni migliori per il figlio, ci si dimentica di cosa vorrebbe lui.
Premetto che non sto insinuando che sia corretto far prendere le decisioni ai bambini, specialmente se piccoli, quanto piuttosto che sia importante tenere conto della loro individualità.

Questo significa che prima di prendere una decisione importante rispetto alla sua vita, dobbiamo chiederci “lo voglio io, o lo vorrebbe lui?” “questa decisione la prendo per me, o per il suo futuro?”
E so che può sembrare scontato, ma non lo è. Alle volte, senza che lo vogliamo, il nostro ego prevale, la nostra storia prevale, le mancanze che abbiamo subito prevalgono ed ecco che il bambino fa uno sport “perché lo ha sempre voluto”, ma questa forse è una scusa perché siamo noi che lo avremmo voluto fare.

L’importanza dell’ascolto

E’ bello e importante far sperimentare le proprie passioni ai figli, coinvolgerli in quello che ci piace fare, ma avendo sempre cura di ascoltarli, di capire se possa essere anche una loro passione, oppure no e in caso contrario lasciarli liberi di decidere quale sarà la loro passione. Chissà, magari dopo aver provato qualcosa di proprio, si accorgeranno che vorranno proseguire l’interesse dei genitori, ma ricordiamo che i bambini hanno una loro individualità.
Questo non significa, ripeto, che debbano fare tutto quello che vogliono, che debbano decidere loro cosa si mangia per cena o dove passare le vacanze, significa solo avere cura della loro diversità.
In un mondo dove la diversità è additata ed esclusa, il dovere dei genitori è proteggere la diversità dei figli, non omologandola a quella altrui, ma difendendola e cercando di farla crescere.

Lo dice la legge: i genitori devono educare i figli “…nel rispetto delle loro capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni (…) (Articolo 147 del codice civile).”
Ciò significa che se si è indecisi se mandare il bambino a scuola un anno prima, questa decisione va presa tenendo conto di com’è il bambino. E’ abbastanza maturo? A livello di sviluppo è davvero più avanti? La decisione è presa per assicurare a lui/lei la scelta migliore per se stesso? Se la risposta a tutte queste domande è si, va bene, ma se ci viene un dubbio, uno qualsiasi allora dobbiamo fermarci a riflettere in modo approfondito.

Fare il genitore è un lavoro difficile, non è un lavoro per tutti

L’aspetto più importante è porre i figli come priorità, sì perché non lo hanno chiesto loro di essere figli. Rispettarne l’individualità, la corporeità e i pensieri poiché i figli non sono una proprietà. Vengono messi al mondo e hanno dei genitori, ma non sono proprietà loro. I bambini hanno una propria personalità, sono esseri umani fin dal primo istante di vita e, come tali, vanno rispettati. E’ difficile riuscire a porre i figli come priorità senza perdere la coppia, senza disperdersi. E’ la sfida di ogni genitore: mettere al centro il figlio, senza perdere se stesso, senza perdere la coppia genitoriale.